Argomento al centro del processo di innovazione e digitalizzazione del sistema produttivo già da alcuni anni, lo switch alla “quarta rivoluzione industriale” resta in cima ai pensieri di aziende e Sistema Paese. In un’immaginaria wishlist sulla destinazione degli investimenti troveremmo “digitalizzazione e sostenibilità” a far compagnia all’immancabile “ricerca e innovazione”, che per altro si declina ormai squisitamente in chiave digital. Di pari passo vanno gli incentivi fiscali, già nella Legge di Bilancio 2020, si poneva maggiore attenzione alla transizione ecologica con riferimento al Green Deal e con un supporto mirato a settori di punta del made in Italy come Tessile, Moda e Design, la Finanziaria 2021 sta aggiustano il tiro in direzione PNNR aumentando, accanto gli sforzi destinati alla sostenibilità ambientale, anche quelli riferiti alla competitività produttiva.
Si torna quindi al grande tema del rilancio della produzione, caposaldo del Piano Nazionale Industria 4.0 varato nel 2016 e basato sostanzialmente sulla transazione digitale. Secondo i dati dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0 nel 2020 in Italia sono stati attivati progetti ispirati al paradigma dell’Industria 4.0 per un valore di 4,1 miliardi di euro, destinati a superare i 4,5 miliardi per il 2021, con un’accelerazione degli investimenti compresa tra i +12 e +15 punti percentuali. Cifre importarti e in crescita, che vanno comunque interpretare. Si parla di “progetti ispirati al paradigma”, non di progetti con accesso alle agevolazioni. Qui sta la differenza: perché sotto al cappello dell’Industria 4.0, in mancanza di una definizione univoca, ci va di tutto un po’.
Considerata la frammentarietà del tessuto produttivo italiano, una nebulosa di piccole e medie imprese, gli incentivi erano nati in primis per appoggiare le aziende meno agevolate nei processi innovativi per struttura, dimensioni e possibilità di investimento, ma di fatto i dati diramati dal Servizio Studi della Camera nell’ottobre 2021 ci dicono che a beneficiare del Piano sono state soprattutto le grandi e medie imprese. Alcuni esempi: nel 2017 ha segnato investimenti per 10 mld in iper-ammortamento sui beni materiali e per 3.3 mld in super-ammortamento per beni immateriali, al primo hanno avuto accesso per il 33% le grandi imprese, per il 31% le medie, per il 27% le piccole e per il 9% le micro. Andamento simile anche per il credito d’imposta sulle spese di ricerca e sviluppo con nell’ordine: 30%, 33%, 30% e 8%.
I numeri sottolineano una difficoltà di accesso alle agevolazioni per piccole e medie imprese. Quindi la wishlist citata in principio per molti imprenditori si trasforma in un “vorrei ma non posso”. Sarà capitato anche a te, se sei a capo di una PMI di valutare con interesse l’accesso alle agevolazioni 4.0, per rinnovare il processo produttivo con acquisti di nuovi macchinari o per procedere con un’operazione di revamping che renda più competitivi quelli che già possiedi.
Se non l’hai fatto probabilmente ti sei trovato di fronte ad un gap comune, quello che si crea in sede di interpretazione e di accesso concreto alla norma. Vuoi capire se e come la tua azienda può rientrare nelle agevolazioni, e quali step concreti dovrai fare dopo averle ottenute? Te lo spiegano Robinson e Domina che, con i loro servizi di consulenza per l’accesso alle agevolazioni e di integrazione software per l’Industria 4.0, possono seguire step by step il tuo iter di transazione digitale.